LA VEGETAZIONE SALMASTRA
Le zone umide (sia dolci che salmastre) sono state definite come “le aree
palustri, acquitrinose o torbose o comunque specchi d’acqua, naturali o
artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, dolce,
salmastra o salata, compresi i tratti di mare la cui profondità non ecceda
i 6 metri con la bassa marea” durante la Conferenza internazionale di Ramsar,
Iran, del 1971 (*Ramsar, 1971). Le zone umide salmastre comprendono tutti
i corpi idrici costieri in cui si mescolano le acque dolci continentali
e quelle salate marine in cui, a seconda delle maree e della portata dei
fiumi, la salinità assume di volta in volta diversi valori di salinità intermedi.
Come già anticipato possono essere classificate in un’ampia
gamma di tipologie diverse.
· Gli estuari - I fiumi che giungendo alla foce non
creano depositi di sedimenti a ventaglio (a differenza di quanto avviene
nel caso di una foce a delta) creano un estuario, ossia sfociano in un unico
canale o ramo.
· I delta fluviali - Un delta fluviale o semplicemente
delta è un accumulo di sedimenti, o corpo sedimentario, che si forma
in un'area di foce dove un corso d'acqua convoglia sedimenti terrigeni in
un bacino con una massa d'acqua relativamente stazionaria. Dipendentemente
dal tipo di bacino (mare o lago), si può avere quindi un delta marino
o un delta lacustre.
· I cordoni sabbiosi
· Le cuspidi deltizie
· Le lagune costiere
· Le lagune interne
· Le lagune deltizie
· Gli stagni retrodunali
· Le saline
· I laghi costieri
· Le valli salmastre
In esse inoltre possiamo ritrovare i seguenti elementi:
· Stagni,
· Acquitrini,
· Pozze salmastre,
· Velme e barene
Le acque salmastre presentano una concentrazione media di sali che può
oscillare da un minimo di 0.5 ad un massimo di 35 g/litro. Solitamente tale
concentrazione non è mai costante e varia nell’arco dell’anno,
in base alle stagioni, alla piovosità e/o all’irraggiamento
solare ed alla temperatura, alle fasi di marea ed agli apporti fluviali
di acqua dolce. Le lagune costiere salmastre del litorale emiliano romagnolo
costituiscono il margine meridionale di tutto quel complesso sistema lagunare
dell’alto Adriatico che va da Grado a Ravenna.
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LE SPECIE ALOFILE
I territori costieri salmastri emersi (o quantomeno emersi per la maggior
parte dell’anno) sono caratterizzati dalla presenza di acque circolanti
che possiedono, a causa degli apporti di acqua marina e dell’intensa
evaporazione, una concentrazione salina più elevata di quella dell’acqua
marina. Questi suoli salati, fisiologicamente aridi in quanto l’elevata
concentrazione di sali dà luogo ad una pressione osmotica tale da
impedire alla maggior parte delle piante di assorbire acqua dolce, sono
detti suoli “alomorfi”. Fintanto che la concentrazione salina
rimane al di sotto dello 0,5% (massimo 1%) i sali agiscono come stimolatori
per la crescita dei vegetali. Quando però tale concentrazione risulta
superiore i sali diventano tossici per le tutte piante, eccetto naturalmente
per quelle alofile appunto.
Le specie alofile (o “alofite”) sono le uniche che riescono a
crescere negli ambienti salati. Esse hanno bisogno di terreni con concentrazioni
saline almeno superiori all’1-2% ed alcune per brevi periodi riescono
persino tollerare concentrazioni pari al 20%, cioè a 200 grammi di
sale per litro d’acqua. Generalmente comunque la concentrazione di
NaCl in questi suoli alomorfi varia tra il 2 ed il 6%.
Le specie alofile sono quindi piante adatte sia ai suoli salati (“alofile”
appunto) che, di conseguenza, a quelli aridi (“xerofite”). Esse
presentano modi e gradi diversi di adattamento a seconda sia delle specie
che possono essere ricondotte a 3 modelli generali:
I) Alcune chenopodiacee quali per esempio i generi Salicornia, Salsola e
Suaeda accumulano cloruro di sodio (NaCl) all’interno dei vacuoli cellulari
e somigliano alle cosiddette piante “grasse” con fusti e foglie
succulente. Nei loro tessuti la concentrazione salina può arrivare
fino al 10%, come nel caso della Salicornia, e questo gli permette di assorbire
acqua dall’ambiente esterno grazie all’elevata tensione di assorbimento
osmotico generata.
II) Una scarsissima permeabiltà ai sali è invece caratteristica
delle radici di altre piante alofite quali il genere Artemisia (A.coerulescens
ed A.maritima) e l’Aster Tripolium. Queste specie vivono su suoli meno
salati delle precedenti e ricavano la tensione di assorbimento necessaria
per l’assunzione dell’acqua accumulando nelle loro cellule composti
organici.
III) Il terzo gruppo di piante alofile è infine costituito da quelle
specie con radici sprovviste di barriere fisiologiche che assorbono l’acqua
salata ma riescono poi ad espellere il sale attraverso apposite cellule
secretrici presenti nel fusto e nelle foglie. Il genere Limonium ne è
un tipico esempio. A questo gruppo appartengono molte specie, tipiche non
solo dei suoli salati costieri ma anche di quelli continentali desertici
e/o di steppa.
LE COMUNITA’ ALOFILE
A seconda delle diverse condizioni ambientali quali il tipo di suolo (sabbioso,
limoso o argilloso), la durata media di emersione dall’acqua, la concentrazione
salina dell’acqua circolante, ecc... si instaurano comunità
di piante alofile diverse.
LA SUCCESSIONE VEGETAZIONALE SALMASTRA
Innanzitutto è giusto notare che la zonizzazione vegetazionale tipica delle
velme, delle barene ed in generale di tutti gli stagni salmastri, dipende
dalla durata del periodo di emersione: persistente, parziale oppure occasionale.
LA VEGETAZIONE SOMMERSA
La vegetazione perennemente sommersa (sia piante superiori che alghe) non
è selezionata solo da fattori quali salinità temperatura e
profondità ma anche dalla granulometria del suolo:
· I fondali sabbiosi sono spesso popolati dal Lamprothamnieto, associazione
pioniera dominata dall’alga verde “a candelabro” Lamprothamnium
papolosum.
· I fondali sabbiosi mediterranei più profondi, prettamente
marini sono popolati dalla Posidonia oceanica, una pianta superiore facente
parte del gruppo delle angiosperme (che produce fiori e frutti) estremamente
importante per lo sviluppo della catena trofiche marina. Questa pianta comunque
non è presente lungo le coste emiliano-romagnole adriatiche.
· I fondali fangosi di profondità molto bassa, talvolta emersi
nei periodi estivi, sono popolati dall’angiosperma acquatica (pianta
superiore) Ruppia spiralis, spesso accompagnata dalla presenza di alghe
verdi quali la Valonia aegagrophila, la Chaetomorpha linum.
· I fondali fangosi più profondi perennemente sommersi (da
1 a 10 metri) invece sono spesso popolati dalle piante (non alghe) Zostera
marina e Zostera noltii.
· Nelle acque salmastre di stagni e fossati vicini al mare dominano
specie quali il Fieno di mare (Ruppia maritima) la Zanichellia (Zanichellia
palustris) e più raramente la Ranocchina maggiore (Najas marina).
Altre piante superiori comunemente associate a quelle appena citate sono
la Brasca delle lagune (Potamogeton pectinatus), il Ranuncolo di Baudot
(Ranunculus baudotii) e la Gamberaia ottusa (Callitriche obtusangola).
· Negli estuari, dove vi è una progressiva minore concentrazione
salina via via che si procede verso l’interno, sono tipici il Cappellino
comune (Agrostis stolonifera) se non viene effettuato lo sfalcio mentre
in caso contrario spesso predomina la Cannuccia di palude (Phragmites australis).
Queste piante comunque bisogna sottolineare non riescono a tollerare salinità
maggiori dell’1%.
LA VEGETAZIONE TERRESTRE DEGLI STAGNI SALMASTRI
Le prime vere piante terrestri delle velme, delle barene e dei bassi argini
degli stagni salmastri periodicamente emersi/sommersi sono le Salicornie.
Sono piccole piante carnose che danno luogo a vaste praterie di cui esistono
molte specie di Salicornia, tutte molto simili tra loro ed estremamente
difficili da classificare con precisione.
Durante la maggior parte dell’anno sono di colore verde o verde-marrone
ma durante il periodo autunnale alcune specie, tra cui innanzitutto la Salicornia
venetae, assumono una caratteristica colorazione rossa. Alcune specie di
Salicornia sono annuali (Salicornia europeae) mentre altre, come l’Arthrocnemum
perenne, l’ Arthrocnemum fruticosum e Arthrocnemum glaucum vivono per
diversi anni.
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Grazie alla loro presenza i limi vengono accumulati e via via danno luogo
all’innalzamento del suolo che, non essendo più soggetto all’immersione,
permette l’instaurarsi della comunità vegetale successiva dominata
da Graminace e del genere Puccinellia.
I territori marginalmente interessati dalle maree (e quindi dall’afflusso
di acque salmastre) spesso sono anche colonizzati dallo Sparto di Townsend
(Spartina x. townesendii). E’ una specie molto resistente alle salinità
elevate che forma gruppi sparsi, accumula sedimento ed induce quindi anch’essa
l’innalzamento del suolo. Si riproduce sia tramite semi che rizomi
ma il progressivo accumulo dei propri resti ne limita la persistenza. Sembrerebbe
che essa sia stata originata dall’ibridazione spontanea tra una specie
nordamericana (Spartina alterniflora) e la specie europea Spartina maritima.
La comunità successiva a quella della Spartina, situata ad un livello
leggermente più elevato, è rappresentata dalle praterie dominate
da Puccinellia maritima. Anch’essa tollera molto bene periodici momenti
di sommersione in acque salmastre anche a salinità elevate e, come
anche le praterie di Spartina, riesce dare origine ad accumuli di limo che
possono arrivare a 5 cm all’anno.
I Puccinellieti si sviluppano generalmente in una zona che può andare
dai 15 cm al di sotto ai 25 cm al di sopra del livello medio dell’alta
marea. Solitamente generano dei tappeti erbosi compatti in cui spuntano
altre specie vegetali alofile quali:
§ Halimione portulacoides (Porcellana di mare)
§ Suaeda marina
§ Spergularia media
§ Cochlearia anglica
§ Glaux maritimus
§ Limonium vulgare (Limonio comune)
§ Plantago maritima (Piantaggine marina)
§ Aster tripolium (Astro marino)
§ Artemisia marino (artemisia marittima)
§ Triglochin marino (Giuncastrello marino)
Successivamente ai puccinellieti, o a volte in concomitanza, vi è
una zona a giunchi generalmente dominata dal Juncus gerardii accompagnato
a sua volta dalle seguenti specie:
§ Armeria maritima (Spillone marittimo)
§ Limonium vulgare (Limonio comune)
§ Plantago maritima (Piantaggine marina)
§ Triglochin maritima (Giuncastrello marino)
§ Festuca rubra (Festuca rossa)
§ Agrostis stolonifera (Cappellini comuni)
Successivamente alla zona popolata dal Juncus gerardii che si sviluppa tra
i 10 ed i 30 cm sopra il livello medio dell’alta marea, nelle zone
più interne rispetto al mare compare tra i 20 ed i 40 cm la zona
dominata dal Giunco marittimo (Juncus marittimus).
All’interno di quest’ultima comunità comunque vivono molte
specie già presenti nel giuncheto a Juncus gerardii (compreso lo
stesso Juncus gerardii) ma in più sono spesso anche presenti specie
quali l’Atriplex hastata ed il Sedano selvatico (Apium graveolens).